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No Chernobyl, no luce? Così la guerra rischia di lasciare l’Ucraina al buio

Tempo di lettura stimato: 5 min.

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La tragica guerra della Russia ai danni dell’Ucraina ha visto marciare “forze armate non identificate” che hanno preso possesso, tra vari i siti sul confine, dell’ Agenzia Statale dell’Ucraina nella zona di alienazione di Chernobyl. Dal 24 febbraio, gli impiegati sono rimasti all’interno della struttura per quattro settimane continuando le proprie funzioni a ritmo serrato, a seguito dell’isolamento imposto al personale dai militari.

In quale modo Chernobyl è utile nel piano di invasione di Putin, non essendo più funzionante da decenni? Quali sono i rischi?

Chernobyl prima dell’invasione

La chiusura della centrale avvenne a seguito di un catastrofico incidente del 1986 causato da una progettazione imperfetta del reattore e da un personale inadeguato. In conseguenza all’esplosione, almeno il 5% di materiale radioattivo del reattore si disperse nell’ambiente, 350.000 cittadini vennero sfollati e ricollocati al di fuori della zona contaminata. Le nubi radioattive furono avvistate dai Paesi limitrofi, mentre l’Unione Sovietica cercava di nascondere quanto accaduto.

Oggi, eccezione fatta per alcune strutture industriali presenti, la zona di alienazione di Chernobyl è completamente isolata dall’attività umana, anche se nel tempo ha presentato dei miglioramenti. Animali e piante sembrano, infatti, essere tornati in massa nelle aree in cui le radiazioni sono tornate a livelli normali.

Dipendenti in una centrale fantasma?

L’ Agenzia Statale dell’Ucraina nella zona di alienazione di Chernobyl è stata istituita per monitorare la radioattività della zona, continuare lo smaltimento delle scorie nucleari e della centrale stessa, e amministrare i fondi e il progetto del New Safe Confinement, che mira a rinforzare l’isolamento dell’unità 4, protagonista dell’incidente del 1986. Per questa ragione, gli impiegati della struttura hanno continuato senza sosta le loro funzioni, intrappolati dai militari che hanno preso possesso della zona, e vedendosi limitato l’accesso a beni di prima necessità. Solo qualche giorno fa,  è stato concesso di ruotare il personale, ma lo IAEA (International Atomic Energy Agency) ha nuovamente denunciato le forze russe che impediscono agli impiegati di raggiungere le proprie case nella vicina Slavutych.

Oltre la guerra, rischio di un nuovo disastro a Chernobyl?

Il giorno della presa di Chernobyl è stato registrato un aumento delle radiazioni, che ha allarmato istituzioni e media di tutto il mondo. Fortunatamente, lo IAEA ha scongiurato subito il panico annunciando che si trattava di un aumento delle radiazioni non preoccupante, e che sarebbe rimasto sotto la soglia di pericolo. L’aumento era infatti da attribuire al passaggio dei mezzi militari nella zona di alienazione, responsabili di aver fatto alzare le polveri radioattive depositate sul terreno. A conferma di ciò, nei giorni seguenti i livelli di radiazioni si sono abbassati, una volta che le particelle contaminate si sono posate nuovamente sul terreno.  Anche l’incendio che è divampato nelle foreste di Chernobyl il 22 marzo non ha posto un rischio radiologico consistente.

Tuttavia, le conseguenze dell’innalzamento di queste polveri potranno ripercuotersi sui lavoratori della centrale, che potrebbero essersi intossicati o riportare dei problemi cancerogeni in futuro. Allo stesso modo, incendi più estesi nella zona potrebbero riportare degli aumenti di radioattività più preoccupanti.

Da aggiungersi è anche la notizia pervenuta il 23 marzo scorso, quando il governo ucraino ha annunciato la distruzione da parte dei russi di un laboratorio nei pressi dell’impianto, fondato nel 2015 e parte di un progetto di investimento della Commissione europea che puntava a migliorare lo smaltimento delle scorie attraverso un’analisi approfondita del materiale nucleare. Questo significa che il laboratorio conservava diversi campioni di radionuclidi – ovvero un nuclide instabile che decade emettendo radiazioni – e che tali campioni sono stati sottratti dai militari. La speranza del governo ucraino è che la Russia li utilizzi per fare del male a se stessa piuttosto che ai civili. 

Perché prendersi Chernobyl? Vantaggi militari per la Russia

Il primo vantaggio nell’occupare la zona di alienazione di Chernobyl è sicuramente quello di sfruttare una vasta area quasi del tutto disabitata, collegata direttamente a Kviv da un’autostrada. Grazie all’assenza di edifici o infrastrutture che possano ostacolarne il cammino, le truppe che sono passate per Chernobyl hanno infatti avuto strada libera verso la capitale. Le caratteristiche dell’area agevolano inoltre l’ammassamento di veicoli pesanti e mezzi ingombranti e, allo stesso tempo, la posizione al confine con la Bielorussia, alleata in questa invasione, la rende anche più protetta, riducendo eventuali attacchi ucraini solo dal Sud della città. 

Spegnere la luce all’Ucraina?

Sebbene la centrale non produca energia dal 2000, rimane comunque un interruttore della rete elettrica che può ostacolare il corretto flusso dell’energia nella regione. Alla luce di questo, diventa più evidente perché le truppe russe abbiano anche preso il controllo di un’altra centrale nucleare la quale, a differenza di Chernobyl, è perfettamente funzionante. Agli inizi di marzo, i militari hanno conquistato Zaporizhzhya, la più grande centrale nucleare in Europa, dopo un conflitto a fuoco che ha scatenato il panico nei leader europei. L’ambasciatore inglese, Barbara Woodward, ha commentato l’accaduto come la prima volta che uno Stato ha attaccato una struttura nucleare attiva. L’impianto genera 40-42 miliardi di kWh, un quinto della produzione media di elettricità in Ucraina in anno e quasi il 47% dell’elettricità generata dalle centrali nucleari del Paese.

Negli ultimi aggiornamenti dell’IAEA, il Direttore Generale Rafael M. Grossi ha riportato dei dati confortanti nei quali gli osservatori ucraini hanno assicurato il corretto funzionamento della struttura, così come di altre centrali non ancora sotto dominio russo. Di 15 reattori presenti sul territorio e distribuiti in quattro strutture, 8 continuano a operare normalmente di cui 2 nell’occupata Zaporizhzhya, 3 a Rivne, 1 a Khmelnytskyy, e 2 a Ucraina del Sud.

Guerra in Ucraina: alla volta delle restanti centrali nucleari?

Dopo la conquista di Chernobyl e Zaporizhzhya, l’incursione della Russia si è concentrata sull’assedio di quattro punti chiave: Kyiv, lentamente circondata dalle truppe russe, ulteriormente agevolate grazie al  passaggio attraverso Chernobyl; Kharkiv, ad Est del Paese vicino al Donbass, che tuttavia resiste ancora coraggiosamente all’attacco; Mariupol, la cui posizione impedisce ai russi di collegare definitivamente il Donbass alla Crimea; infine le forze russe sembrano circondare Mykolayiv, segno che la prossima mossa del Cremlino sarà alla volta di Odessa.

Si deduce che l’assedio delle centrali nucleari non è nei piani primari di Mosca che, tuttavia, non esclude di prenderne possesso qualora queste si trovino nel territorio di conquista.

Se presto gli invasori arriveranno a Odessa, è possibile che la centrale a Ucraina del Sud sia la prossima sull’agenda. Così come la struttura a Rivne, essendo vicino al confine con la Bielorussia, se il conflitto si estenderà nella parte nord-occidentale del Paese. A quel punto il Cremlino avrebbe in mano 3 centrali funzionanti e potrebbe letteralmente spegnere la luce di un intero Paese.

*Chernobyl [crediti foto: Romain Chollet via Unsplash]
Chiara Manfredi
Il mondo è troppo vario per avere un solo punto di vista e poche passioni. Laureata in International Relations tra MGIMO e LUISS Guido Carli, sono alla constante ricerca di nuove esperienze per appagare la mia curiosità, che sia dentro un libro o in un viaggio avventuroso.

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