Sommario
I recenti sviluppi che hanno coinvolto gli equilibri geopolitici mondiali si ripercuotono sul mercato delle tecnologie pulite, in un momento cruciale della sua espansione. Di fronte alla crescente competizione nella produzione di queste tecnologie, le dinamiche di approvvigionamento delle componenti necessarie a produrle definiranno i rapporti strategici
tra le grandi potenze economiche e il successo della transizione ecologica. Le recenti politiche varate per promuovere il mercato del cleantech evidenziano dinamiche di autonomia strategica sotto diversi aspetti. Questo report parte da queste considerazioni per approfondire il concetto di autonomia strategica, analizzando le ragioni della sua comparsa nel dibattito globale e il suo impatto sugli equilibri geopolitici. In particolare, vengono prese
in considerazione le politiche adottate da Unione europea, Stati Uniti e Cina, e i fattori che rimarcano una ricerca di autonomia nello sviluppo di filiere resilienti da parte di queste potenze. Il report propone due riflessioni. In primo luogo, evidenzia come le ostilità e la competizione economica tra grandi potenze come la Cina e gli Stati Uniti rischino di impattare negativamente le politiche di mitigazione climatica. Se le politiche ambientali derivano la loro efficacia dalla cooperazione tra stati, la necessità di disaccoppiare i mercati
nazionali per evitare rapporti di eccessiva dipendenza potrebbe rivelarsi dannosa per lo sviluppo delle filiere stesse, aumentando il costo finale delle tecnologie pulite. In secondo luogo, considerati i disequilibri in termini di capacità produttiva delle maggiori tecnologie tra diverse regioni, e in particolare rispetto al giocatore dominante che è la Cina oggi, per molti paesi è poco realistico competere in maniera efficace in ogni segmento delle catene di
produzione. Di conseguenza, l’apertura alle importazioni da paesi terzi resta per diverse regioni cruciale al fine dello sviluppo dell’industria del cleantech. In questo senso, il report conclude che una strategia europea di de-risking, che riduce il rischio di dipendenza da paesi terzi, sia più auspicabile per la resilienza della filiera del cleantech rispetto a una strategia di autonomia e a politiche protezioniste.
A cura di Marcello Orecchia e Gabriele Romeo