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Trump e la svolta dell’IA in politica

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Questo articolo fa parte di una serie dedicata a PROMPT (Predictive Research On Misinformation & Propagation Trajectories), un progetto di European Narrative Observatory che utilizza l’Intelligenza Artificiale per contrastare la disinformazione online.

Generare e diffondere di contenuti iperrealistici e artificiali

I social media sono terreno fertile per la proliferazione di disinformazione e misinformazione. Piuttosto che prioritizzare la diffusione di informazioni verificate e di qualità, le piattaforme digitali privilegiano l’engagement, ossia la capacità di un contenuto di generare interazioni, contribuendo alla diffusione di fake news.

Il lato negativo dei social media è diventato preponderante con lo sviluppo delle tecnologie di intelligenza artificiale (IA). In particolare, il recente boom dell’intelligenza artificiale generativa (genAI) tramite popolari software come ChatGPT ha reso la produzione e la diffusione di contenuti falsi e spesso ingannevoli più semplici e accessibili.

In ambito politico, le immagini generate dall’IA vengono utilizzate per sostenere narrazioni di parte, in contesti in cui l’accuratezza e la veridicità possono risultare secondarie. Con l’avanzare della tecnologia, le immagini e i video generati dall’IA sono sempre più realistici, rendendo sempre più difficile distinguere tra contenuti reali e artificiali. Tali contenuti risultano particolarmente efficaci in momenti di incertezza pubblica, contribuendo ad aumentare polarizzazione e tensioni sociali.

Le tecnologie di deepfake rappresentano uno dei principali problemi. I deepfake sono foto, video e audio creati grazie all’IA che, partendo da contenuti reali, risultano estremamente realistici e vengono principalmente utilizzati per scopi di inganno o manipolazione.

L’IA può influenzare le scelte degli elettori anche attraverso l’uso di chatbot, che simulano conversazioni con persone vere, e il microtargeting politico, che sfrutta grandi quantità di dati per indirizzare messaggi politici personalizzati a specifici gruppi demografici.

Queste pratiche non sono nuove. Eventi come il referendum sulla Brexit del 2016 o la guerra russo-ucraina hanno sollevato interrogativi etici riguardo alla tutela dei dati personali e all’uso della disinformazione nei processi politici.

Trump il Presidente dell’IA

Quella di Donald Trump è la prima amministrazione della Casa Bianca a integrare in modo sistematico immagini, video e meme generati dall’IA nella comunicazione politica quotidiana. Questa non è una novità per lui, ne aveva infatti fatto ampio uso durante la campagna elettorale per le elezioni del 2024.

Nei primi 10 mesi della seconda amministrazione, sul suo social media “Truth”, Trump ha utilizzato l’IA in 36 post. La maggior parte dei quali lo ritraeva in un modo “eroico” nelle vesti di pontefice o vincitore del Premio Nobel per la Pace. Uno dei video più controversi è stato quello pubblicato a febbraio che mostra come la Striscia di Gaza sarebbe dopo l’attuazione del suo piano di ricostruzione facendola diventare un resort di lusso (viene mostrata anche una statua dorata dello stesso Trump e una clip che lo raffigurano mentre sorseggia un drink a bordo piscina in compagnia del premier israeliano Netanyahu).

La natura controversa di tali post tende a stimolare interazioni sia positive sia negative, aumentando la visibilità attraverso le dinamiche algoritmiche delle piattaforme. In aggiunta, lo stile narrativo riprende intenzionalmente i linguaggi e formati tipici dei social media e delle comunità online. Il risultato è un flusso continuo di contenuti ottimizzati per la viralità, particolarmente efficaci tra segmenti di pubblico più giovani, attratti da narrazioni rapide e fortemente visive.

Questo approccio segna un cambiamento rilevante nelle modalità con cui gli strumenti digitali vengono utilizzati nel discorso pubblico e istituzionale. La strategia comunicativa del Presidente degli USA, infatti, è volutamente provocatoria, con contenuti assurdi, caricaturali o palesemente artificiali, progettati per diventare virali pur veicolando un messaggio politico riconoscibile. Tutto ciò si distacca profondamente dal discorso politico istituzionale tipico.

L’apertura di Trump verso l’uso pubblico dell’AI è coerente con il suo approccio politico alla tecnologia. Durante il primo mandato, fu il primo presidente statunitense a firmare un ordine esecutivo sull’intelligenza artificiale, volto a promuovere una strategia federale per la ricerca e lo sviluppo. Nel secondo mandato, a dicembre 2025, ha firmato un nuovo ordine esecutivo che centralizza la regolamentazione federale dell’IA. Quest’ultimo però è criticato dagli Stati federali, dato che impedisce l’emanazione di leggi locali in materia.

Normalizzare l’IA nella comunicazione politica

L’IA non viene usata solo nella politica statunitense. In Italia, nelle elezioni regionali in Veneto lo scorso novembre, due candidati ne hanno fatto uso. Marco Rizzo, lista Democrazia Sovranità Popolare, ha condiviso un video che lo ritrae mentre arriva trionfante in gondola a Venezia. L’ex presidente della Regione, Luca Zaia (Lega), ha invece pubblicato una serie di video con protagonista un cucciolo di leone alato.

Altri esempi sono presenti a livello nazionale. La Lega e il suo leader e ministro dei trasporti Matteo Salvini fanno ampio uso di immagini create con l’IA, che vengono inventate per essere associate a fatti di cronaca. Le immagini spesso ritraggono scene di violenze con protagonisti immigrati, con il volto coperto con pixel, per supportare la lotta contro l’immigrazione irregolare, tema centrale per il partito.

Confondere realtà e finzione

L’uso dell’IA in politica non va interpretato strettamente come disinformazione. Si inserisce piuttosto in una retorica che combina elementi veri e falsi e che privilegia una narrazione coerente con la propria agenda politica.

I contenuti generati con l’IA quindi sono uno strumento aggiuntivo per rafforzare un’identità politica e comunicativa, ma non per questo sono da considerarsi “innocui”. L’uso ripetuto di materiali che mescolano elementi reali e fittizi contribuisce a rendere sempre più indistinto il confine tra finzione e realtà, con un progressivo indebolimento della fiducia dell’opinione pubblica nelle fonti di informazione e nei processi democratici.

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